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Robin Williams

Parlare di Robin Williams non è facile, specie se bisogna descrivere la sua versatilità nei ruoli che ha ricoperto sotto la scritta ‘Hollywood’. Ruoli particolari, di personaggi speciali e fuori dal comune, che non sembrassero esistere veramente, ma solamente inventati, creati ed elaborati nella sua incredibile capacità di improvvisare. L’improvvisazione, il suo vero dono naturale e più avanti ci ritorneremo su questo elemento fondamentale per la sua lunga carriera. La sua dipartita, in quel maledetto 11 agosto 2014, sconvolse tutti: i suoi fans che lo avevano seguito da una vita e le altre stelle dello ‘Star System’. Tutti quanti sconvolti per il modo in cui era passato a miglior vita: suicidio. Impensabile per uno lui.

Così lo definì Sylvester Stallone durante l’anteprima del suo terzo capitolo dedicato ai ‘Mercenari’, una volta che la notizia della morte di Robin Williams si era sparsa. Un misto di incredulità e di tristezza per un uomo, per quell’uomo che aveva fatto sorridere tutti e non solo.

GLI ESORDI

Per i suoi esordi basterebbero due titoli: il Saturday Night Live e Mork Mindy. Eppure si potrebbe dire che qualcosa è stato dimenticato, qualcosa non è stato ricordato in pieno. Perché se è vero che la sua brillante carriera ha avuto inizio con il Snl verso la fine degli anni ’70, è pur vero che il suo esordio in tv avvenne con il personaggio di Mork. Ma non nella serie tv omonima. Guardate il video:

Si, proprio così: esordì nella mitica serie televisiva ‘Happy Days’, duettando con l’iconico personaggio di Arthur Fonzarelli, interpretato da Henry Winkler. La serie di ‘Mork & Mindy’ venne prodotta tra il 1978 ed il 1982. Ebbe un successo travolgente in tutto il mondo, grazie alla vena recitativa dello stesso Williams e resa ancor più indimenticabile grazie alla sigla italiana cantata da Bruno D’Andrea. In quell’occasione l’attore americano veniva doppiato dal grande Oreste Lionello. La voce storica italiana, una sorta di marchi di fabbrica, arrivò in un secondo momento.

I FILM

La carriera cinematografica di Robin Williams è composta da ben 61 pellicole sul grande schermo. I titoli più importanti sono stati: Good Morning Viet-Nam, 1987; L’attimo Fuggente, 1989; Cadillac Man e Risvegli, entrambi del 1990; Hook – Capitan Uncino, del 1991; Mrs. Doubtfire, del 1993; Jumanji, del 1995; Will Hunting – Genio Ribelle, del 1997; Al di la dei sogni e Patch Adams, del 1998; L’uomo bicentenario, del 1999; One Hour Photo ed Insomnia del 2002. Stranamente per quattro volte venne nominato alla statuetta d’oro e la riuscì ad ottenere una sola volta, nell’edizione del 1998 per ‘Will Hunting – Genio Ribelle’. Chissà perchè uno come lui solamente uno? Forse perché i sui ruoli erano di personaggi che rappresentavano una vera e propria spina nel fianco del sistema?

LE IMPROVVISAZIONI

Le improvvisazioni sono state, per tutta la sua lunga carriera, il vero ed indiscutibile marchio di fabbrica. Era difficile stargli dietro durante il doppiaggio. Oreste Lionello, come detto fu il primo, durante la serie televisiva appena citata. Il secondo, quello storico, è stato Carlo Valli. Un bravissimo doppiatore italiano che, nei suoi doppiaggi, non sempre è riuscito a tenergli testa:

Avete notato bene? Ad un certo punto la voce di Valli scompare per lasciar spazio a quella originale dell’attore. Ma di esempi e scene relative alle sue irripetibili improvvisazioni ce ne sono e non basterebbero per un solo articolo. Forse un domani si potrebbe organizzare un vero e proprio ciclo di articoli interamente dedicati a lui. Chissà. Ma per capire quanto fosse difficile ingabbiarlo nei classici schemi di un copione guardate quest’altra scena e badate bene all’immagine:

Spero che avrete notato che dopo la battuta di Robin Williams l’immagine inizi a traballare. No, non è un difetto della pellicola o di montaggio. Semplicemente: la battuta non era prevista nel copione e chi stava dietro alla telecamera, per riprendere la scena, non riusciva a controllarsi nel ridere.

CONCLUSIONI E MESSAGGI

Come detto parlare di lui non è stato semplice e molto probabilmente non lo sarà mai. Dedicargli un solo articolo non basta, non importa di quante parole possa essere composto. Quattro anni fa ci lasciava uccidendosi per diversi problemi personali, che non verranno mai riportati in questa sede. Le questioni personali sono sempre questioni personali. Di lui rimangono, oltre alle risate che ci ha fatto fare, anche i momenti riflessivi, toccanti e drammatici. Per concludere altra scena. Un’ultima scena in cui si completa un discorso di introduzione, di presentazione e di introspezione, anche se superficiale, su Robin Williams. In lui, nel suo modo di recitare, di porsi di fronte alla cinepresa, c’era un ulteriore mondo che trascendeva la logica medesima relativa agli schemi dello sceneggiatore e del regista. Una recitazione spontanea sia nelle parti comiche e sia nelle parti drammatiche o di mera riflessione che fungono, quasi, si di messaggi ma di vero testamento per i posteri:

E’ vero: ci sono tante altre scene da mostrare e da esplicare. Queste sono essenzialmente quelle più significative, ma ciò non toglie che il finale dell’Attimo Fuggente, dell’Uomo Bicentenario o Al di La dei sogni non siano da meno, anzi. La scelta di terminare così questo articolo è da ricercare nel tentativo di omaggiare un artista nel modo più spensierato possibile. E che comunque uno come lui manca ancora e mancherà sempre.

SI RIPRENDE IL 20 AGOSTO 2018

 

 

 

 

 

 

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