Gennaio 2020

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TOM SELLECK E LE SUE 75 PRIMAVERE

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Di sicuro se avessimo la fortuna d’incontrarlo per strada gli faremmo gli auguri, dicendogli: per altri cento anni, Tom. Si, molto probabilmente sarebbe questo il nostro approccio con lui e, utilizzando una frase che ripeteva sempre nel suo iconico telefilm, ‘lo so cosa state pensando’ forse davanti alla sua presenza saremmo un pò più formali e meno aperti con lui.

In fondo, però, ad osservarlo, ad immaginarlo in quell’investigatore più informale della storia della televisione che, nel decennio anni ’80, ha interpretato diventando un’icona mondiale, la voglia di dargli del ‘tu’ è forte. Non a caso Magnum si chiamava proprio come lui: Tom. Eppure Mister Selleck per quel ruolo né perse un altro.

La storia la conoscono tutti, era proprio tra il 1980 ed il 1981 quando l’attore di Detroit venne contattato da Spielberg per recitare nel primo Indiana Jones. Purtroppo dovette rifiutare a causa, si fa per dire, del contratto che lo legava alla produzione di ‘Magnum P.I.’. Certo, la domanda sorge spontanea: semmai avesse ricoperto quel ruolo come sarebbe stata la sua carriera cinematografica?

Si sarebbe trasformato ugualmente in un mito vivente? Oppure si sarebbe bruciato subito? La storia, per ogni cosa e persona non si fa ne con i se e con i ma, anche perché ognuno vive le esperienze a modo proprio; eppure il dilemma rimane sempre. Con la fine della produzione di ‘Magnum P.I.’, nel 1988, provò la strada del grande schermo ma senza successo.

Scrollarsi di dosso quel ruolo non era di certo facile. Ed anche oggi, vederlo nel ruolo del capo della polizia di New York in ‘Blue Bloods’ dal nome Frank Reagan, è impossibile non ricollegarlo a quel periodo d’oro delle serie televisive anni ’80, nel quale venivano considerate ‘film’ di serie B.

Oggi Tom Selleck compie i suoi 75 anni e attraverso questo blog, con le rubriche ‘News&Recensioni’ e ‘Forever80s’ gli diciamo: Auguri Tom!!!

Recensioni

RICHARD JEWELL – La Nostra Recensione

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Basta solo nominarlo e nella nostra testa prende vita un blog immaginario tutto interamente dedicato a lui. Alla sua vita, alla sua carriera ed ai suoi successi. Negli ultimi anni ci ha regalato perle cinematografiche di rara bellezza e di rara profondità nei contenuti e di significati, impliciti ed espliciti. L’ultimo suo lungometraggio, parafrasando il titolo, è l’ennesimo gioiello incastonato in un percorso professionale infinito.

Questa breve e intensa premessa possiede il duplice scopo, non solo quello di elogiare per l’ennesima volta la figura di Clint Eastwood, alimentando sempre di più la sua leggenda, ma anche per trovare le giuste parole per incominciare la recensione del suo ultimo capolavoro.

Si, perché in alcune occasioni non è mai facile trovare un perfetto inizio per aprire un nuovo articolo sul suo ultimo film. Specialmente dopo questo, e lasciateci ripetere l’espressione, ennesimo gioiello; dopo questa ennesima storia, tratta da un fatto vero, raccontata con tanta maestria mescolata a tanta umiltà.

Nonostante non ci sia la matematica sicurezza, qualsiasi altro regista che si rispetti, nella vicenda dell’uomo che salvò diverse vite durante l’attentato alle Olimpiadi del 1996, avrebbero intriso la trama di toni retorici, sconfinando nell’estremizzazione dell’ideale americano. Con Clint Eastwood invece, il cui script è stata firmata dallo sceneggiatore Billy Ray, il patriottismo a stelle e strisce emerge ma è calpestato dallo stesso arrivismo delle singole istituzioni che si occuparono del caso: quella classica dell’FBI e quella del giornalismo d’assalto.

In ‘Richard Jewell’ sono incastonate un po’ tutte le grandi contraddizioni americane e, nello stesso tempo, anche tutte le grandi paranoie di una società che, purtroppo, diventeranno reali l’11 settembre del 2001. Gli interpreti chiamati ad impersonare personaggi realmente esistiti nella realtà avrebbero meritato, di sicuro, maggior attenzione da parte dell’Academy Awards. L’unica che è riuscita ad ottenere una candidatura ai prossimi Oscar 2020 è la navigata attrice Kathy Bates, come miglior attrice non protagonista.

Ciò non vuol dire che Paul Walter Hauser, nei panni dell’eroe sfortunato, e Sam Rockwell, nel ruolo dell’avvocato di Richard Jewell, siano stati da meno nella loro performance interpretativa, anzi; una recitazione sorretta ed impreziosita anche da dialoghi che hanno facilitato l’attenzione dello spettatore. Attraverso battute ironiche al punto giusto ed una vena malinconica che non ha per nulla attecchito lo sviluppo del film. Sia dalla prima scena fino alla conclusione, Clint Eastwood ci mostra una ricostruzione meticolosa degli eventi senza forzature

Ci fa commuovere al punto giusto, senza alcuna esagerazione, e ponendo al centro il patriottismo americano bistrattato, come detto prima, non riconosciuto nei confronti di chi, come capita spesso, nelle istituzioni e nelle leggi ci crede veramente. Calpestato non dalla mera applicazione della legge, ma dal pregiudizio onnipresente che a sua volta ha innescato l’applicazione del diritto penale.

‘Richard Jewell’ dunque è un film da vedere e rivedere. Un film che mette in luce non solo la storia personale e pubblica del personaggio, ma mette in risalto persino la sua disarmante bontà e compostezza. Forse è questa la vera intenzione di Clint Eastwood: di esaltare con semplicità questo tipo di atteggiamento, ponendolo come punto di riferimento per tutti coloro che si sono ritrovati o che si ritrovano, purtroppo, in questa particolare situazione. 

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I 40 anni di ‘Un Sacco Bello’

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In questi giorni si celebrano i 40 anni dell’uscita del film di Carlo Verdone ‘Un Sacco Bello’. Un film che rappresentò, per l’attore e regista romano, l’esordio assoluto sul grande schermo. Fu l’inizio di una bella storia cinematografica che, ancora oggi, non può definirsi terminata. È inutile ricordare quanti furono i successi di Verdone dopo a questa sua prima opera negli anni e nei decenni a venire.

Nonostante la data esatta dell’uscita del film è il 19 gennaio del 1980, lo stesso Verdone ha voluto affidare un suo messaggio ai social per celebrare questo speciale anniversario: in questo periodo di gennaio, di 40 anni fa, usciva il mio primo film: un sacco bello. Messaggio pubblicato intorno al 13 di gennaio. In quella prima avventura cinematografica venne affiancato da attori come l’iconico Mario Brega ed il versatile Renato Scarpa.

Lui che incominciò la gavetta con la storica trasmissione della Rai, ‘Non Stop’, e figlio di un critico cinematografico, Mario Verdone, il quale a sua volta conosceva Sergio Leone, il grandissimo regista italiano. Il merito di Carlo fu la bravura di cavalcare l’onda inizia e di non farsi travolgere dalla medesima.

Nel suo primo lungometraggio c’è tutta la sua capacità di essere istrionico e versatile, passando da un personaggio all’altro; anche se sarebbe meglio dire, seppur trattandosi sempre di un attore e non di un cantante, dei suoi cavalli di battaglia. I suoi tormentoni le sue battute, il suo modo di porsi davanti ad una cinepresa era lo stesso visto negli anni precedenti sulla televisione di Stato. In quell’occasione, Carlo Verdone, si fece in sei grazie proprio a Sergio Leone.

All’indomani del successo conseguito con la trasmissione della Rai, tutti cercavano Carlo Verdone per farlo debuttare al cinema. Persino il regista Pasquale Festa Campanile gli fece fare un provino andato male per il film ‘Il corpo della ragassa’; anche Adriano Celentano lo aveva contattato per ‘Asso’. Ma il ‘futuro del cinema italiano’ rifiuterà entrambe le proposte, con la forte convinzione che la grande occasione non era ancora arrivata. Invece fu Sergio Leone ha chiamarlo e, nello stesso tempo, a convincerlo che il film doveva essere diretto dallo stesso Verdone. Poi si sa come andò a finire.

Di certo questa pellicola meriterebbe un articolo più ampio, se non proprio uno speciale; proprio quello che si era pensato all’inizio. Nel controllare bene alcune date, non solo quelle relative agli anni ’80, ma in generale, abbiamo scoperto che il ‘Verdone Nazionale, giusto quest’anno, il prossimo 17 novembre, taglierà il traguardo dei 70 anni. Una data importante con la quale verrà celebrata da uno speciale tutto interamente dedicato a Carlo Verdone.

News

Le nominations dei prossimi Oscar 2020

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Habemus nominations! E la corsa agli Oscar 2020, nella notte del prossimo 9 febbraio, troverà la sua consacrazione mediante le 24 categorie ormai ufficializzate. Qualche sorpresa. Tutte le previsioni della vigilia sono state confermate. Persino una nostra previsione in merito ad una possibile sorpresa non è stata disattesa. Per il momento non faremo troppi commenti, li conserviamo tutti per il nostro speciale che ci sarà fra pochi giorni con tutte le informazioni relative ai film e protagonisti della notte degli Oscar 2020.

Considerando come punto di riferimento la sola categoria dei ‘Migliori Film’ inziamo la nostra carrellata di titoli e di candidature: il primo titolo in lista, invece, riguarda un classico della letteratura mondiale ed anche un classico del cinema e della tv: Piccole donne. Ben 6 nominations: miglior film, migliori costumi, miglior attrice protagonista, miglior attrice non protagonista, miglior sceneggiatura non originale, miglior colonna sonora, migliori costumi. Siamo alla volta di ‘Jojo Rabbit’. Anche questo lungometraggio concorre con ben 6 candidature: miglior film, miglior attrice non protagonista: Scarlett Johansson, miglior montaggio, migliori costumi, miglior scenografia, miglior sceneggiatura non originale

Menzionando a ‘Storia di un Matrimonio, invece, ritroviamo di nuovo Scarlett Johansson con un’altra nomination, come per miglior attrice protagonista, insieme al suo collega Adam Driver, nominato anche lui come miglior attore protagonista e l’altra attrice, Laura Dern, con la nomination a miglior attrice non protagonista, miglior sceneggiatura originale, miglior colonna sonora e appunto miglior film.

Secondo voi Quentin Tarantino poteva mancare? Ma anche no! Con il suo ‘C’era una volta a Hollywood’, titolo fortemente evocativo non solo del periodo magico degli anni ’60 ma anche un esplicito richiamo ai due titoli iconici del nostro Sergio Leone, ha ottenuto: oltre alla candidatura come miglior film non gli poteva mancare anche quella come miglior regia, a seguire miglior attore protagonista Leonardo Di Caprio, miglior attore non protagonista Brad Pitt, la miglior sceneggiatura originale scritta proprio dallo stesso Quentin Tarantino, miglior fotografia, miglior scenografia, migliori costumi, miglior sonoro e montaggio sonoro.

Per quanto concerne il titolo che ha sorpreso agli ultimi golden globe: 1917 di Sam Mendes. Oltre alla nomination a miglior film il lungometraggio si è aggiudica anche la candidatura per lo stesso regista Sam Mendes, miglior sceneggiatura originale, miglior colonna sonora, miglior fotografie e migliori effetti speciali, miglior trucco ed acconciature, miglior scenografia, miglior sonoro e miglior montaggio sonoro.

Subito dopo è la volta del film meno considerato proprio agli ultimi golden globe: The Irishman di Martin Scorsese. Si può affermare che il regista italo-americano si è preso una bella rivincita. Sono ben 9 le candidature ottenute: miglior film, miglior regia, miglior sceneggiatura non originale, miglior effetti speciali visivi, direttamente nella stessa categoria dei migliori attori non protagonisti nominations per Joe Pesci e Al Pacino, migliori costumi, miglior montaggio e miglior scenografia.

Invece in merito al sorprendente film coreano ‘Parasite’ del regista Bonn Jo Hoo: le prime due nominations sono appunto, miglior film e regia, viene anche considerato come ‘miglior film straniero’, miglior sceneggiatura originale, miglior scenografia e miglior montaggio.

Con l’ottavo titolo arriviamo, finalmente, alla sorpresa di cui abbiamo accennato in apertura di questo articolo e che, qualche tempo fa, l’avevamo anche prevista attraverso un articolo pubblicato per ben due volte. Stiamo parlando di ‘Le Mans 66’ il quale oltre alla suddetta nomination, come miglior film, è in lista anche per il miglior montaggio sonoro e per il miglior sonoro. Peccato per la non nomination del regista James Mangold, la meritava. Una candidatura in più per la miglior regia ci poteva stare.

Arriviamo, infine, al titolo super candidato per questa edizione degli Oscar: 11 nominations. Miglior film, miglior attore protagonista Joaquin Phoenix, miglior regia Todd Philips, miglior montaggio sonoro, miglior fotografia, miglior colonna sonora, miglior sceneggiatura non originale, miglior trucco ed acconciature, migliori costumi, miglior montaggio, miglior sonoro; stiamo parlando di Joker.

Nonostante sia scollegato dal mondo dei fumetti, il lungometraggio del personaggio dedicato al personaggio delle Dc comics, già da adesso rappresenta una vera vittoria contro lo strapotere degli ultimi anni della Marvel; quest’ultima si deve solamente accontentare, per il suo ‘Avengers Endgame’, per la candidatura nei migliori effetti speciali visivi. Categoria contesa, addirittura, contro Star Wars – Episodio IX. Il film di J.J. Abrahams, a sua volta, oltre per la nomination citata, è in corsa anche per la miglior colonna sonora, che a 43 anni rimane sempre sulla cresta dell’onda.

Prima di concludere non vanno assolutamente dimenticate anche altre nomination. Quelle per esempio come miglior film straniero: Les Mirables per la Francia, peccato per il film di Daniel Auteil ‘La Belle Epoque’; Honeyland per la Macedonia del Nord; Corpus Christi per la Polonia; il già menzionato Parasite e lo spagnolo ‘Dolor y gloria’, film con Antonio Banderas che, inoltre, è anche candidato come miglior attore protagonista.

Come non vanno assolutamente dimenticate l’altra nostra anticipazione ai tempi della Festa del Cinema di Roma per ‘Judy’. Infatti l’attrice Renè Zellwegger ha ottenuto la nominations come miglior attrice protagonista. Nella stessa categoria anche Charlize Theron per ‘Bombshell’. Sempre in tema di attori: Anthony Hopkins, per ‘I due Papi’, e Tom Hanks, per ‘Un amico straordinario’, candidati come miglior attori non protagonisti. Ultima candidatura da ricordare, come miglior attrice non protagonista, Kathy Bates per il suo ruolo in ‘Richard Jewell’ di Clint Eastwood.

Manca solo attendere, adesso, il prossimo 9 febbraio. La notte degli Oscar 2020 è vicina. Molto probabilmente i lungometraggi con più candidature avranno maggiori possibilità di arrivare al premio ambito. Ma anche in questo caso l’ennesima sorpresa non sarà da escludere. Voi che dite?

Recensioni

Hammamet: La nostra recensione

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Con questa recensione abbiamo il piacere di inaugurare una nuova rubrica: Storie vere. Uno spazio tutto interamente dedicato alle pellicole cinematografiche tratte, o semplicemente ispirate, a fatti realmente accaduti; comprendendo anche biografie di personaggi storici e non che hanno rappresentato una pagina importante della nostra storia.

RECENSIONE

Semplice omaggio o magari un timido tentativo di innescare una polemica, senza aver saputo osare direttamente con il materiale storico a disposizione? Questo è l’unico pensiero che ha preso forma dopo la visione dell’attesissimo film “Hammamet”, scritto e diretto da Gianni Amelio, ed incentrato sugli ultimi sei mesi di vita dell’ex leader del Partito Socialista italiano, nonché ex-Presidente del Consiglio dei Ministri, Bettino Craxi; fuggito proprio ad Hammamet in seguito allo scandalo di ‘Mani pulite’ del 1992 e dove, poi, è morto senza mai rientrare in Italia.

Dunque è solo un omaggio relativo alla sua figura che, comunque non va mai dimenticata, vista la sua rilevanza nella scena politica di quegli anni, o forse nel raccontare l’ultima parte della sua vita si celava un’altra intenzione?

Il duplice quesito purtroppo ci porta verso lo spoiler. Ma chi conosce bene la vicenda non dovrebbe rimanere troppo spiazzato. Infatti in un momento ben preciso del film, Craxi, incomincia la registrazione di alcuni video in cui sembra raccontare delle verità. Dicendo cosa in realtà si celava dietro a quel sistema il quale una volta scoperto, le stesse indagini lo avevano ritenuto l’unico vero capro espiatorio.

Chiaramente quella di Craxi è una verità personale che non è stata adeguatamente approfondita. Bastava quel pizzico di coraggio in più per completare un discorso, seppur visivamente narrativo, il quale avrebbe di sicuro potuto aprire nuovi scenari nella revisione storica di quei fatti emersi all’inizio degli anni ’90.

Di sicuro il film ha il merito di proporre un ‘ritratto’ intimo di Craxi. Un uomo solo, senza potere, con una irrimediabile decadenza fisica e forse la flebile speranza di poter rientrare nella patria di origine. Diversi aspetti della vicenda sono stati romanzati, forse, proprio per quella mancanza di coraggio di cui andavamo a sostenere.

Per tutto il lungometraggio, tranne che per i primi minuti, la trama si sviluppa senza notevoli colpi di scena, senza magari far emergere qualche verità storica fino adesso taciuta e senza menzionare troppo anche quelle già conosciute; i dialoghi solo a tratti riescono a trascinare il film fino ai titoli di coda. Alcuni momenti di silenzio nel film sono quasi un velato richiamo alle pause che lo stesso statista, durante i suoi discorsi pubblici, ostentava con il suo naturale portamento.

Ciò però non è stato sufficiente ad aver garantito un quadro completo del segretario del partito socialista. Nessun riferimento, in termini di flashback, relativi al culmine della sua carriera politica; nessun riferimento alla ‘Milano da bere’, iconico slogan degli ‘anni ’80. Solo richiami velati anche a personaggi realmente esisti ma con identità e fatti leggermente modificati.

L’intera struttura narrativa è sorretta dalla straordinaria, monumentale ed epica prestazione dell’attore Pierfrancesco Favino nei panni, proprio, di Bettino Craxi. Semmai ‘Hammamet’ avesse avuto la fortuna di partecipare alla prossima corsa agli Oscar, l’attore romano sicuramente non avrebbe sfigurato al fianco dei più grandi colleghi hollywoodiani. La sua interpretazione è frutto di una meticolosa preparazione sul personaggio storico come lo stesso attore ha raccontato nelle singole interviste a cui è stato sottoposto.

In conclusione il film di Gianni Amelio permette sì il ritorno del cinema italiano a temi più impegnativi rispetto quelli più leggeri trattati fino adesso; con la convinzione, espressa anche a malincuore, di una grande occasione sprecata per non aver ricordato e ricostruito, se non proprio del tutto, quel periodo storico che l’Italia si porta dietro.

Qui sotto un ulteriore approfondimento dal blog di Freetopix, attraverso le rubriche di ‘Parole Schiette’ e ‘Forever 80s’:

Serie Tv

Serie Tv: più approfondimenti.

Serie tv

Diverse volte, in passato, ad ‘Universo Cinema&Serietv’ ci è spesso capitato di tenere l’attenzione solo su un ‘pianeta’ in particolare: quello cinematografico; attraverso recensioni di lungometraggi, mediante l’analisi di saghe, la serie di articoli dedicati al ‘mondo’ dei cine-fumetti, ma, proprio in fatto di serie, non abbiamo mai dato il giusto spazio all’intrattenimento televisivo. Negli Stati Uniti sono definiti, addirittura, show televisivi, in Italia, invece, fotoromanzi o fiction ma comunemente sono definite, come giusto che sia, e più semplicemente: serie televisive. In questo blog, invece, vogliamo essere, allo stesso tempo, sintetici e diretti: Serie Tv.

Da dove partire? La risposta più logica è quella relativa all’attualità. Dai grandi serials che non sono solamente più parte integrante di quello che, un tempo, veniva definito tubo catodico, semmai anche del mondo dello streaming che ha preso il sopravvento. Netflix, Amazon, Infinity e la nuova piattaforma Disney sono molto di più che una semplice realtà. Sono l’attualità e per molto tempo, ancora, il futuro.

Chiunque ormai possiede un computer e la linea internet, chiunque possiede anche un cellulare per potersele gustare, per non riuscire mai e proprio mai a perdere un episodio. D’altronde non è stato sempre così, eccetto per i foto-romanzi veri e propri. Più di qualche anno addietro seguire una serie tv appariva più semplice. Gli episodi erano autoconclusivi ed al massimo, semmai non potevano vedere le gesta dei vari eroi preferiti, si perdeva un’avventura o comunque una puntata.

Dall’inizio degli anni ‘90 in poi molte cose hanno iniziato a mutare. Di sicuro la struttura narrativa, ma soprattutto la visione nello sviluppare uno show televisivo, le modalità con le quali la stessa serie tv viene ideata. Non più come mero intrattenimento televisivo settimanale, ma come un unico lungometraggio suddiviso in tante piccole parti intitolate, tali da formare rispettivamente un singolo episodio.

In ‘Serie tv’, dunque, oltre ad analizzare gli show televisivi ed in streaming attuali, ricordando anche e soprattutto quelli del passato, ci sarà la non facile missione nel ricostruire e ripercorrere lo sviluppo che l’intrattenimento del piccolo schermo ha avuto in questi decenni. Non sempre, però, lo sviluppo storico sarà seguito in ordine cronologico, ma in base all’approfondimento delle singole serie in esame ed anche dei loro protagonisti principali.

News

I GOLDEN GLOPBES 2020: TUTTI I PREMIATI

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Tra sorprese e delusioni questa notte la 77esima edizione dei Golden Globes ha emanato i propri verdetti. 25 premiati in tutto che posseggono, come sempre, l’anticipo di quello che potrebbe capitare in un’altra notte ancor più importante: quella degli Oscar.

25 premiati che non solo riguardano la sfera prettamente cinematografica ma che si estendono anche all’altro affascinante mondo delle serie tv. Come abbiamo detto poc’anzi ci sono state delle cocenti delusioni, come quella per Martin Scorse per il suo ‘The Irishman’, una grande conferma rappresentata da Joaquin Phoenix per ‘Joker’ e la sorpresa?

Ecco l’elenco di tutti i vincitori:

MIGLIOR ATTRICE IN UNA MINISERIE:

Michelle Williams;

MIGLIOR SERIE TV COMEDY:

Fleabag;

MIGLIOR FILM STRANIERO:

Parasite;

MIGLIOR ATTORE IN UNA MINISERIE:

Russell Crowe;

MIGLIOR COLONNA SONORA ORIGINALE:

Hildur Guonattodir per ‘Joker’;

MIGLIOR MINISERIE:

Chernobyl;

MIGLIOR ATTORE IN UNA MINISERIE

Stellan Skargard per Chernobyl;

MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA IN UNA SERIE:

Patricia Arquette;

MIGLIOR SCENEGGIATURA:

Quentin Tarantino per C’era una volta a Hollywood…;

MIGLIOR ATTRICE IN UNA SERIE TV COMEDY:

Phoebe Waller-Bridge per Fleabag;

MIGLIOR ATTORE IN UNA SERIE TV COMEDY:

Ramy Youssef;

MIGLIOR FILM D’ANIMAZIONE:

Missing Link;

MIGLIOR ATTRICE IN UNA SERIE DRAMMATICA:

Olivia Colman;

MIGLIOR ATTORE IN UN MUSICAL O IN UNA COMMEDIA:

Taaron Egerton;

MIGLIOR REGISTA

Sam Mendes per ‘1917’;

MIGLIOR SERIE DRAMMATICA:

Succession;

MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA IN UN FILM:

Laura Dern per ‘Storia di un matrimonio’;

MIGLIOR CANZONE:

I’m gonna love me again – Rocketman;

MIGLIOR ATTORE IN UNA SERIE DRAMMATICA:

Brian Cox per ‘Succession’;

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA IN UN FILM

Brad Pitt per C’era una volta a Hollywood;

MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA IN UN FILM:

René Zellwegger per ‘Judy’;

MIGLIOR ATTRICE IN UNA COMMEDIA O IN MUSICAL:

Awkwafina per ‘The Farewell’;

MIGLIOR ATTORE IN UN FILM DRAMMATICO:

Joaquin Phoenix;

MIGLIOR FILM MUSICAL O COMMEDIA:

C’era una volta a Hollywood;

MIGLIOR FILM DRAMMATICO:

1917;

PREMIO ALLA CARRIERA

Tom Hanks.

Il prossimo 13 Gennaio verranno ufficializzate le candidature agli Oscar del prossimo 9 Febbraio e in quella occasione approfondiremo ancora di più la tematica ‘Golden Globes’ e la loro possibile anticipazione per la statuetta d’oro.

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I 90 ANNI DI SORRELL BOOKE

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Se non fosse per quell’intero completo bianco e quel cappello da cowboy dello stesso colore di sicuro, molti voi, non l’avrebbero riconosciuto. Nel senso che se avessimo scelto un’altra immagine ad una prima impressione avreste dubitato un po’, seguita dalla canonica frase un po’ alla Ezio Greggio: è lui o non è lui.

La risposta sarebbe stata positiva e non poteva essere altrimenti. Di certo, forse, il suo vero nome di battesimo potrebbe essere meno conosciuto, visto che tutti quelli che sono nati o cresciuti durante il decennio del 1980 lo ricordano, solo e semplicemente, per il suo iconico ruolo nell’altrettanto iconica serie televisiva ‘Hazzard’, prodotta dal 1979 fino al 1985.

Il suo nome di battesimo era Sorrell Booke ed era nato il 4 gennaio del 1930, giusto 90 anni fa, nella città di Buffalo nello Stato del Texas. Di origine ebraica prima di entrare nel mondo del cinema e di ottenere fama mondiale con la televisione, Sorrell Booke, lavorò nell’intelligence americano durante la guerra di Corea. Conosceva ben cinque lingue tra cui proprio il giapponese.

Iniziò a farsi conoscere dal pubblico americano a partire dal 1964 con il film ‘Crisantemi per un delitto’ fino poi giungere al 1977 ‘Il gatto che venne dallo spazio’. Nel mezzo prese parte a due pellicole del regista Sidney Lumet: A prova di errore, sempre del 1964, e Addio Braverman, del 1968; mentre nel 1972, con il regista Peter Bogdanovich, prende parte al lungometraggio: Papà ti manda da sola?

Tra il 1974 ed 1977 passa dal grande schermo al cosiddetto tubo catodico, un tempo la televisione veniva definita in questo modo, con due film della serie tv con Peter Falk: Colombo. Rispettivamente partecipa al settimo episodio della settima stagione ed al terzo episodio della sesta.

L’anno successivo è guest star in un’altra storica serie televisiva: La casa nella Prateria. Fino ad arrivare nel 1979 nei panni di Boss Hogg. Le gags comiche tra lui e James Best, scomparso il 7 aprile di 5 anni fa, nel ruolo dell’imbranato Rosco P. Coltrane fanno parte non solo nella memoria degli ‘ottantini’, ma di tutti coloro che hanno apprezzato quella serie tv. Difatti non è un caso che abbiamo aperto l’articolo con uno spezzone di uno dei tanti episodi.

Sorrell Booke morì l’11 febbraio del 1994, all’età di 64 anni, per un tumore al colon.

Forever 80s

FOREVER 80s

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Parafrasando il grande Antonio Lubrano ‘La domanda sorge spontanea’: quanti di voi in questo preciso momento vorrebbero un Delorean del dottor Emmett Brown per affrontare uno dei viaggi nel tempo più belli e più affascinanti che si possa fare? A patto che siate, in tutto e per tutto, appassionati e legati al decennio 1980, più poeticamente e affettuosamente inteso come anni ’80.

Il nome di questa rubrica, comune ai due blog ‘Freetopix’ ed ‘Universo Cinema&Serietv’, e della pagina facebook ad essa collegata è ‘Forever 80s’. Un’affermazione che sa di consacrazione totale per la cultura, per la musica, per il cinema e le serie tv, per i grandi eventi storici e per la letteratura. Un titolo forse scontato ma il più evocativo possibile.

Certo nel rievocare un’epoca si cerca sempre di far valere il positivo e non il negativo. Invece, in ‘Forever 80s’, si darà spazio, purtroppo, anche a situazioni negative. In questo primo articolo, di mera introduzione, l’unica cosa che si può aggiungere è che durante questo anno solare ci sarà un occhio di riguardo al 1980 ed al suo quarantesimo compleanno. In base al calendario si cercherà di seguire un po’ tutti gli eventi fondamentali per tutti i settori indicati all’inizio del testo.

Di sicuro qualcosa ci sfuggirà, di sicuro qualche evento non verrà ricordato a dovere. Non significa, però, che non potrà essere recuperato o approfondito in un secondo momento. Ovvio considerare ogni evento in base alla tematica trattata dai due blog. Ma adesso per tutti nostalgici, per tutti gli appassionati, per tutti coloro che hanno voglia di scoprirli perché magari sono nati nel decennio successivo: BENVENUTI E BUON 1980 A TUTTI.

Recensioni

TOLO TOLO: L’INTELLIGENTE COMMEDIA DI CHECCO ZALONE

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Primo film dell’anno e del decennio e prima recensione del blog. Dopo la breve pausa targata 1° gennaio 2020, si riprende a spron battuto nel commento a caldo, o quasi, delle novità che giungono dal grande schermo. Neanche ‘Universo Cinema&SerieTv’ poteva esimersi dal non visionare ‘in prima persona’, in mezzo al pubblico, il nuovo ed attesissimo film di Checco Zalone ‘Tolo Tolo’. Lungometraggio prodotto e distribuito dalla Taodue di Pietro Valsecchi.

Atteso, soprattutto, non solo perché quando si parla del comico pugliese gli incassi toccano sempre livelli stratosferici ma anche per la tematica trattata: quello dell’immigrazione. Un argomento spinoso a causa delle implicazioni politiche, che lo stesso Zalone sorvola ampiamente con maestria.

Seppur non si ride a crepapelle, e ciò dipende anche dai gusti dello spettatore, la pellicola non stanca e non fa perdere l’attenzione dall’inizio alla fine. Le risate, comunque, sono assicurate e l’ironia, alle volte un po’ superficiale, permette una riflessione che trascende le singole convinzioni politiche. Ecco perché riteniamo che l’idea di Zalone sia intelligente.

In due momenti del film, senza fare troppo spoiler, la situazione del personaggio principale viene comparata alla situazione di coloro che vivono nei paesi dai quali poi sono costretti a fuggire. E’ in realtà una duplice metafora, seppur indiretta, che fa percepire, in modo o in un altro, le vicissitudini di entrambi i popoli coinvolti: il popolo italiano ed i popoli più sfortunati.

Con ‘Tolo Tolo’ siamo tornati alla classica commedia all’italiana dove la risata, finalmente, va a braccetto con la riflessione, attraverso i grandi temi sociali del nostro tempo. Un film, quindi, coraggioso e, se vogliamo dire, anche folle; visto che il trailer-video musicale che ha anticipato l’uscita del film ha scaturito alcune polemiche, tacciando lo stesso Zalone di un razzismo totalmente inesistente. Il box office, al primo giorno di programmazione ha registrato ben 8 milioni e 700 mila euro. Un vero e proprio record, ma chiaramente l’anno è appena iniziato e per avere un responso più completo bisognerà attendere parecchio.

Seppur il giudizio è positivo non ci siamo sentiti di approfondire ancora di più l’argomento per dar modo a tutti di vedere la pellicola. Nei prossimi giorni torneremo sull’argomento anche in chiave con Freetopix.