Bettino Craxi: Lo nostra impressione a 20 anni dalla morte

A distanza di anni la vicenda di Bettino Craxi innesca ancora forti polemiche rappresentando, ancora oggi, una delle tante ferite del nostro paese mai riemarginate. Una vicenda, anche alla luce del lungometraggio scritto e diretto da Gianni Amelio, che assume non solo il duplice valore politico e giudiziario, ma anche umano. Partendo dal presupposto e ribadendo il concetto che nella rubrica ‘Parole Schiette’ non sussiste nessuna condizione di parte, ma è solo una sorta di editoriale per esprimere, in tutta umiltà, un giudizio, non definitivo, su un fatto la cui parola fine ancora deve esser scritta.

C’è un passaggio nel film che fa abbastanza riflettere, facendo supporre, forse quello che si è sempre ipotizzato in tutti questi anni: ovvero quello di uno schema usufruito e ripetuto più volte per sconfiggere, non direttamente attraverso le elezioni, nemici molto scomodi. Benedetto Craxi detto Bettino, forse, era uno di quei nemici scomodi da eliminare?

Osservando con attenzione la composizione dei partiti della Prima Repubblica degli anni ’80, la competizione per formare il governo era un affare a tre. In fondo il suo partito, quello socialista, riusciva sempre ad ottenere i voti, senza mai raggiungere il quorum necessario per governare. L’alleanza per le redini di quello che un tempo veniva considerato il ‘Belpaese’ veniva quasi sempre effettuata con la vecchia Dc di Ciriaco De Mita,partito che insieme a quello comunista rappresentavano le colonne portanti prooprio della ‘Prima Repubblica’.

Dunque il partito socialista si trovava nel mezzo e nonostante non fosse una delle colonne principali della passata repubblica italiana, riuscì comunque ad arrivare al governo, durando per ben quattro anni in quei anni ’80: dal 1983 fino al 1987. Furono anni, di quello straordinario decennio, in cui l’Italia, proprio con il Governo Crazi, superò la Gran Bretagna fra le potenze economiche, furono fatti passi importanti in ambito sociale, lo stesso Craxi accettò di installare i missili Nato contro il Comunismo e che, allo stesso tempo e qualche tempo più tardi, disse no a Reagan per l’affaire Sigonella. Senza dimenticare che tentò anche di concretizzare la riforma elettorale, la stessa che hanno in mente i politici di oggi.

Tutti elementi che non devono essere in alcun modo mescolati alla vicenda giudiziaria che lo travolse. Lo stesso giudizio che cerchiamo di attribuirgli in queste righe è avulso da ogni condizione ideologica, di partito o peggio ancora, di semplice pregiudizio affrettato come, molto probabilmente, avvenne all’epoca attraverso il famoso lancio delle monetine.

Nel film di Gianni Amelio c’è un passaggio rappresentato da una battuta, detta proprio da Pierfrancesco Favino/Bettino Craxi, in cui, in maniera molto chiara si dice: ‘le leggi devono essere fatte dal parlamento non attraverso le procure’. Difatti questa espressione, seppur comunque, estrapolata da un contesto romanzato seppur ispirato da fatti realmente accaduti, si riallaccia, in maniera del tutto involontaria, ad una delle tante interviste rilasciate dell’ex leader del partito socialista, in modo particolare quella del 13 novembre del 1996, al giornalista della Rai Bruno Vespa, per la trasmissione ‘Porta a Porta’, in cui, senza mezzi termini, afferma che il problema non era tutta la magistratura o tutti i giornalisti. Ma bensì ‘clan’ dell’uno o dell’altro settore.

Non è un caso che, se con l’inchiesta di Mani Pulite del 1992, era emerso un sistema di corruzione molto ampio e dove, non tutti comunque erano effettivamente dei corruttori, pare strano, ancora a distanza di anni, che Bettino Craxi abbia in realtà pagato per tutti; anche se di sicuro ha pagato per i propri errori. Attraverso alcune immagini dell’epoca, riproposte grazie a dei documentari, c’è un altro tassello che forse, sempre in quegli anni, è sfuggito a molti: nel momento in cui Bettino Craxi sale al vertice del proprio partito si affida, per così dire, a dei uomini di fiducia, i quali molto probabilmente sono quelli che lo hanno tradito nella circolazione del denaro.

Ripetiamo: non vuole essere una mera difesa del personaggio storico. Infatti come abbiamo in precedenza accennato anche lui non era esente da responsabilità in merito. Per le accuse che gli furono mosse, è chiaro che avrebbe dovuto pagare il conto con la giustizia. Eppure sia in caso di fuga e sia durante l’esilio o latitanza, come meglio preferite, non fu nulla per impedire sia che fuggisse e nulla per portarlo in Italia ed approfondire alcuni punti dell’indagine proprio con lui.

Prima però di fuggire Bettino Craxi si presentò davanti ai giudici di Milano rispondendo alle domande dell’allora Pm Antonio Di Pietro. Il teorema dei giudici era che Bettino non poteva non sapere. Ma le prove? Ecco il punto dolente: le prove. Si può condannare una persona solo su un’ipotesi comunque logica, comunque verosimile? Qui non si mette in dubbio la responsabilità di Craxi, della sua responabilità, ma l’ombra di dubbio emerge proprio per alcune sue dichiarazioni nella citata intervista e nel suo intervento al parlamento. Come per dire: io ero colpevole, ma non soltanto io. Dopo il video: il link della recensione del film.

Hammamet: La nostra recensione