Quando ci viene in mente il suo nome è inevitabile pensare al personaggio che lo ha conscacrato agli occhi del mondo; consacrando, allo stesso tempo, il genere dei supereroi provenienti dalle pagine a quadretti dei fumetti. Nel ricordarlo, nel sedicesimo anniversario della sua scomparsa, nell’osservarlo attentamente con i disegni realizzati da Joe Shuster, su un soggetto di Jerry Siegel, si scopre che quel giovane, all’epoca sconosciuto, quasi ventiseienne newyorchese, era nato per quel ruolo. Per la parte di Kal-El, Superman. Non era solo una questione di fisico ma anche di capacità di entrare nel personaggio.
D’altronde, lui, non si sentiva schiacciato dal superstite di Krypton affidatogli dal regista di Richard Donner, in quel lontano 1978. Ruolo da cui non riuscirà mai più a staccarsi per essere, per il mondo, Christopher Reeve: l’attore. Il suo alter ego, nella finzione, già oscurava l’altra faccia della medaglia timida ed introversa, Clark Kent, ed oscurava tutto quello che faceva al di fuori di quel costume.
Nato il 25 settembre del 1952, Reeve, nella sua carriera non è stato solamente ‘Superman’, seppur essendo il massimo dell’iconografia medesimo dell’eroe targato Dc Comics appare, comunque, fortemente riduttivo. Il suo talento recitativo incominciò a sbocciare intorno ai nove anni e diverso tempo dopo, esattamente un biennio prima del successo planetario, calcò i palcoscenici di Broadway. Frequentò la scuola di recitazione insieme a colui che sarebbe diventato uno dei suoi migliori amici: Robin Williams.
Quest’ultimo, come molti sanno, aiutò lo stesso Reeve nel momento peggiore della sua esistenza. Precisamente da quel maledetto 27 maggio del 1995 quando, durante una gara equestre, cadde da cavallo che provocarono lo spostamento di due vertebre cervicali interessando, purtroppo, il midollo spinale che si lesionò. Per lui fu l’inizio del dramma e conseguentemente anche l’inizio di una nuova immagine per lui.
Fino a quel momento Reeve aveva preso parte a ben diciassette film, senza dimenticare le varie apparizioni televisive. Quella caduta, però, non lo fermò. La voglia di vivere prese fortunatamente il sopravvento sull’istinto di farla finita: mostrandosi e ponendosi come esempio per tutti coloro che affrontavano, nel quotidiano ed in silenzio, situazioni simili senza avere voce; non stancandosi mai di sperare nella cura delle cellule staminali.
Con questa ‘parte’ che la vita gli aveva affidato, Christopher Reeve, divenne veramente un esempio per tutti. Incarnandosi sempre più nel ruolo che tanto gli aveva regalato professionalmente. Negli anni 2003-2004 partecipò, come guest star, a due episodi della serie televisiva ‘Smallville’, mettendo in atto il passaggio di consegne tra lui ed il giovane Tom Welling.
Reeve morì il 10 ottobre del 2004, al Norther Westchester Medical Center di New York, dove era stato portato dodici ore prima per un attacco cardiaco, provocato da un’infezione dovuta da una lesione da pressione. La commozione nel mondo fu unanime per un uomo, quell’uomo, che nella sua vita, per la sua condizione, dimostrò a tutti gli effetti di meritare quel costume che indossò per ben quattro volte: nel 1978, nel 1980, nel 1983 e nel 1987.